Il Museo Archeologico dei Campi Flegrei a Baia illustra contesti che documentano la piena integrazione delle città flegree nel programma ideologico di Augusto, attestando un legame con l’Urbe esistente sin dalla fine del II secolo a.C. Il percorso ‘augusteo’ attraversa le sezioni dedicate a Cuma e a Pozzuoli.
Nella sala 3 sono presentati rilievi in tufo, databili alla seconda metà del I secolo a.C., con scene di armi e navi, che decoravano i portici del Foro cumano celebrando probabilmente la vittoria navale di Azio.
Altri due rilievi con triremi, nella sala 16, richiamano la flotta imperiale istituita da Augusto intorno al 10 d.C. nel porto militare realizzato nel lago costiero di Miseno.
Nelle sale 17-20, l’esposizione illustra materiali pertinenti agli antichi edifici di culto e al Foro di Cuma. Dal Foro proviene il Feriale cumano, iscrizione che registra le feste religiose in onore di Augusto e della sua famiglia, e la fontana innalzata dalla gens dei Luccei per portare l’acqua in città dall’acquedotto augusteo del Serino, decorata a mosaico con scene di giochi e combattimenti. Un altro personaggio eminente, C. Iulius Primigenius, di origine libertina, innalza in memoria del figlio morto un sacello, forse dedicato al Genio del municipio. Anche i vari elementi della decorazione architettonica del Foro a motivi vegetali alludono alla fecondità della terra e all’aurea aetas instaurata da Augusto dopo un secolo di guerra civile. Tale simbologia ricorre pure nelle lastre marmoree, forse appartenenti ad un edificio del Foro, come il gruppo marmoreo di Psiche ed Eros, donato dai Luccei ad Apollo, confrontabili con i rilievi dell’Ara pacis di Roma.
La conquista dell’Egitto ad opera di Ottaviano contribuì alla diffusione di motivi e di culti egiziani: ne sono esempio un trapezophoros a corpo di sfinge e la statua di Anubis, scoperta presso le mura settentrionali di Cuma, dove forse era un santuario dedicato alle divinità egiziane.
Le ultime due sale sono dedicate alla necropoli ubicata a nord della cinta muraria, dove sorgono mausolei di prestigio con inumazioni e incinerazioni plurime e preziosi oggetti di corredo.
Nella colonia Iulia Augusta Puteoli è documentato il processo di imitatio Urbis che Augusto realizza nella città, in particolare nel Foro e nel Capitolium. Ad esso sono pertinenti i capitelli corinzi angolari di parasta; un fregio decorato a girali di acanto; le lesene con candelabri acantiformi e i capitelli corinzieggianti del tipo “a lira”. Tra gli elementi architettonici pertinenti ad altri edifici del Foro spiccano le antefisse marmoree a motivi fitomorfi o con testa di Dioniso e di Sileno, e le mensole con protome di toro e di vitello.
La propaganda augustea è veicolata anche dalle statue ideali provenienti dall’area forense, tutte copie in marmo greco di originali greci di V secolo a.C., quali: la statua di Persefone, la testa di Atena Lemnia, la statua forse di Afrodite, il busto della “Hera Borghese”, una testa femminile, un torso maschile di tradizione policletea, comprovanti l’esistenza a Baia in età augustea di botteghe di marmorari. I ritratti della famiglia giuglio-claudia, tra cui il probabile ritratto di Cesare e quello attribuibile ad Augusto, suggeriscono la presenza di un edificio dedicato al culto imperiale. Notevoli sono i frammenti marmorei di due tipi di Cariatidi e di clipei, pertinenti ad un portico realizzato sul modello di quelli del Foro di Augusto a Roma.
Infine, il blocco con scena di consacrazione di un’ara potrebbe appartenere ad una delle arae Augusti, menzionate nelle tavolette dei Sulpicii e forse collocate nel Foro del Rione Terra.
Nella sala 27, un altorilievo raffigurante un genio con cornucopia e una lastra con dedica al Genius da parte di un membro della famiglia degli Annii documentano la presenza di un tempio al Genius Coloniae.
La città fu inoltre dotata in età augustea di un anfiteatro, sito all’inizio della via per Neapolis, e di un teatro, attestato da un’iscrizione con data consolare all’11 d.C., localizzabile a sud-est del Rione Terra.
Ma l’opera pubblica più importante realizzata da Augusto fu la costruzione dell’acquedotto, che dalle sorgenti del Serino in Irpinia, passando per le più importanti città della Campania, raggiungeva Pozzuoli, Baia e Miseno, dove confluiva nel grande serbatoio noto come Piscina Mirabile.
Con la conquista dell’Egitto ad opera di Augusto il Portus Julius di Puteoli, riconvertito ad uso commerciale, diventa il primo porto dell’Impero, dove approdano le navi alessandrine cariche di grano destinato alla plebe urbana. La nuova rete di commerci spinta fino all’India e a Ceylon vede alcune familiae della città, come i Calpurnii e gli Annii, detenere il controllo delle vie carovaniere a terra e a mare. Questi commerci fecero arrivare in città comunità di stranieri, che intrapresero attività e mestieri, trasformando Puteoli in una ricca città cosmopolita nel segno della pax augustea.