“Augusto e la Campania. Da Ottaviano al Divo Augusto. 14 - 2014 d.C.”
Il particolare legame che unì Ottaviano / Augusto alla Campania, nella fase della conquista del potere e poi al comando dell’impero, è il tema della mostra a lui dedicata, che chiude le celebrazioni del bimillenario della sua morte.
L’imponente statua in marmo che apre il percorso lo raffigura come Divus, uomo tra gli dei, dopo la consacrazione sancita dal Senato (sala I). Il tema degli onori divini resi alla coppia imperiale, Augusto e Livia (sala II), precede la presentazione della famiglia giulio-claudia (sala III) e la sezione dedicata al pantheon augusteo (sala IV).
Il racconto delle fonti storiche sul viaggio compiuto dal princeps in Campania poco prima della morte è il tema delle sale successive, nelle quali sono esposte opere provenienti da Pozzuoli (sala V), Capri (sala VI), Napoli (sala VII), i centri che egli toccò prima di dirigersi a Nola, dove morì nella villa paterna nell’agosto del 14 d.C. Da qui partì il corteo funebre, sostando di giorno nelle città disposte lungo la via Appia (sala VIII), per giungere a Roma, dove furono celebrati i funerali di Stato.
Dalle collezioni permanenti del Museo sono state selezionate alcune opere, di vario tipo e provenienti tutte dalla Campania, specificamente legate al tema principale della mostra, la conquista del potere da parte di Ottaviano.
Così al piano terra, nell’ala orientale, si propongono all’attenzione dei visitatori, il bassorilievo con l’incontro di Dioniso e Icario e la coppia dei barbari inginocchiati, nella sala VII; nella VIII successiva, una statua di Ottavia minore, proveniente dagli Orti Farnesiani; nella collezione delle Gemme Farnese (sale IX-XI) alcune gemme con i ritratti di Ottaviano, giovane, e poi come Augusto, altre con ritratti femminili e di Agrippina minore, oltre a varie altre con soggetti dionisiaci o divinità connesse al culto imperiale.
Infine nell’ala occidentale, riferite al tema dell’esposizione, sono la base con raffigurazione delle province da Pozzuoli, la statua stante e le due equestri di Marco Nonio Balbo, rispettivamente ritrovate nel Teatro e nel Foro di Ercolano durante gli scavi borbonici.
Al primo piano, invece, nella sala LXIII, sono stati scelti due bracciali in lamina d’oro dalla casa del Fauno e un tripode in bronzo con Satiri itifallici dai Praedia di Iulia Felix di Pompei. Al secondo piano, attinenti al tema augusteo sono: oltre ad un puteale in marmo dalla Villa dei Papiri di Ercolano (sala CXVI), i due pannelli e il vaso con scene dionisiache in vetro cammeo blu (sale LXXXV-LXXXVI), e numerose opere della collezione della pittura pompeiana (sale LXVI, LXVIII, LXIX, LXX, LXXI, LXXIII), risalenti al periodo augusteo e giulio-claudio: Perseo che libera Andromeda, Teseo e il Centauro su marmo, gli affreschi dalla Villa di Agrippa Postumo di Boscoreale e da quella di Portici, Paride sul monte Ida, Oreste e Pilade, la partenza di Teseo, Marte e Venere, la punizione di Amore, l’uccisione dei Niobidi, il ratto del Palladio, la nascita di Romolo e Remo.
Sale VII, VIII, IX, X, XI, Portico XXX, XLV, LXIII
Nella mostra permanente “Stazione Neapolis. I cantieri dell’archeologia”, allestita nel 2005 nella galleria sottostante il Museo Archeologico, è presentata una selezione dei numerosi reperti rinvenuti nel corso degli scavi della Metropolitana, tra piazza Giovanni Bovio e Nicola Amore e a piazza Municipio.
Nell’esposizione i visitatori possono ammirare, dal santuario dei Giochi Isolimpici, la decorazione architettonica del tempio e la testa marmorea di un principe della dinastia giulio-claudia, Nerone - Cesare, scoperta in prossimità del portico. Sono ricostruite tre lastre delle iscrizioni agonistiche di età domizianea: una relativa ai nomi di magistrati preposti ad una delle edizioni dei giochi, le altre con le liste dei vincitori di gare artistiche e atletiche, provenienti da tutto il Mediterraneo, mentre alla sfera vittoria rimanda la statua della Nike pertinente ad un edificio del quartiere dei giochi.
Gli scavi del porto sono documentati dalla grande vetrina centrale, piccoli strumenti quali ami, pesi, aghi da rete, ancore di pietra, ma soprattutto vasellame fine e comune, e anfore da trasporto, che attestano le attività commerciali che collegano Neapolis alla città mediterranee dalla fine del IV secolo a. C. agli inizi del V secolo d. C., ma in particolare nel periodo augusteo.
Il tema della marineria è presentato attraverso l’esposizione delle attrezzature in legno delle barche e del modello di una delle imbarcazioni emerse dallo scavo: una rara horeia, utilizzata per la servitù portuale e la pesca; infine un plastico riproduce lo straordinario rinvenimento dei tre relitti affondati nel porto tra la fine del I e la fine del II secolo d. C.