A Nola, luogo di memorie familiari, dove il padre C. Octavius possedeva una villa e aveva esalato l’ultimo respiro, si concluse l’esperienza umana di Augusto, che prefigurando la propria morte annunciata da presagi infausti, aveva voluto, in un ultimo viaggio, ritornare nel golfo di Napoli.
Il particolare legame che unì Ottaviano, denominato poi Augusto, alla Campania non poteva non essere al centro della mostra a lui dedicata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che chiude le celebrazioni del bimillenario della morte dell’imperatore.
L’esposizione esplora un segmento della grande vicenda che si svolge tra le date epocali che segnano l’affermazione politica di Ottaviano, la sua scomparsa e la sua elevazione al rango di divinità. Proprio la Campania aveva svolto, col suo sistema portuale un ruolo strategico fondamentale nell’ascesa al potere di Ottaviano che la volle riunita a Roma e al Lazio in un’unica circoscrizione, la Regio I.
Il tema centrale della mostra è incentrato su come il territorio campano abbia reagito agli stimoli e ai modelli che venivano proposti nella sede del potere centrale; quanto abbia partecipato al diffuso fenomeno della aemulatio Urbis; quanto abbiano ricevuto e quanto abbiano dato, in un rapporto che fu anche bidirezionale, i ceti sociali più elevati dei centri campani nel processo di costruzione della nova aetas e della sua immagine.
Tutto questo si è cercato di raffigurare ricorrendo esclusivamente a materiali provenienti dalla Campania, in particolare dai siti vesuviani, e, salvo poche eccezioni, tutti posseduti dal Museo stesso. La selezione delle opere non è stata semplice e si è proceduto accostando pezzi talvolta molto noti e da sempre sotto gli occhi dei visitatori a materiali assai meno esposti. La scelta ha privilegiato opere nelle quali è evidente la volontà di auto-rappresentazione, nella dimensione pubblica, dei ceti emergenti, degli esponenti della vecchia aristocrazia locale, delle famiglie di rango senatorio e di membri influenti del ceto libertino.
É stato lasciato in secondo piano il tema della straordinaria fioritura dell’artigianato artistico proprio della aurea aetas augustea, ma sono stati presentati alcuni straordinari esempi di tale produzione, in quanto ispirati ai temi ricorrenti della propaganda imperiale nella dimensione della publica munificentia più che della privata luxuria. É sembrato interessante documentare quanto accadde in Campania nell’età del consenso e del consolidamento del principato.
In quale forma il saeculum augustum abbia poi segnato lo scenario architettonico e urbanistico di colonie e municipi della regione, evocato soltanto nella mostra, sarà meglio percepito seguendo gli itinerari sul territorio, per i quali l’esposizione nel Museo Nazionale si propone come momento centrale di informazione e indirizzo.