UGO CARUGHI - "AUGUSTO e la Campania. Da Ottaviano a Divo Augusto", curata al Museo Nazionale dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici di Napoli, illustra una vicenda del nostro grande passato, in luoghi che acquistano nuovi significati attraverso l' ultimo viaggio di Augusto prima di morire; un percorso riscoperto, animato dalle mute icone marmoree che ne sottolineano, a un tempo, l' umanità e la solennità. L' altra, "Rewind arte a Napoli 1980-1990", è organizzata a Castel Sant' Elmo dalla Soprintendenza per il Polo Museale, con la sezione della fotografia a Villa Pignatelli. Finanziata dall' attivissimo Servizio V del ministero, si articola nelle sequenze visionarie di una stagione artistica culturalmente metabolizzata e magistralmente presentata al pubblico con straordinaria ricchezza di materiali.
Due iniziative che esaltano il territorio campano, mostrandone aspetti di rilievo internazionale. E non basta. La stessa Soprintendenza per i Beni Archeologici ha aggiornato la mostra sui ritrovamenti dei lavori della Metropolitana, mostrando come cantieri di grande efficienza tecnica, monitorati da personale d' alto livello istituzionale, possano trasformarsi in motori di continuo aggiornamento e arricchimento culturale: un mondo antico che rivive attraverso la quotidiana costruzione di un nuovo futuro. E non è finita. Anche la Soprintendenza di Palazzo Reale, tra le mille incombenze legate al controllo del territorio, ha trovato il modo di presentare con dovizia di dati e di immagini il restauro di importanti monumenti, laici e religiosi, in volumi che ne illustrano puntualmente le scelte e le fasi di intervento. Dopo San Domenico Maggiore, San Giovanni Maggiore, il Duomo di Pozzuoli, per citarne solo alcuni, si è aggiunto il restauro del Teatro di Corte in Palazzo Reale, che entra di diritto nella collana dei restauri dei teatri storici italiani.
Ognuna di queste iniziative è un dono fatto alla città e un contributo ad arricchirne la dimensione sul piano internazionale in un' epoca in cui l' idea stessa di conservazione sta subendo profonde trasformazioni per il mutato ruolo delle città storiche nei panorami della globalizzazione e dell' industria turistica, dell' urbanizzazione e della rivoluzione informatica. Un' epoca in cui la dimensione culturale di una metropoli e la capacità di gestirla sono divenute cruciali.
Considerati i limiti degli enti locali, lo Stato può fare molto in tale direzione, purché la regia sia adeguata e lungimirante.
Non intendiamo fare panegirici d' ordinanza. Ma non osiamo pensare a che cosa succederà quando, diradatosi il fumo dei fuochi d' artificio, nell' aria tersa del nuovo anno non vedremo più le persone che hanno lavorato dietro le quinte di tutto questo, per fine carriera o perché trasferite in nome dell' ultima riforma del ministero. Seppure motivata, questa ennesima riorganizzazione, come un cataclisma naturale investirà il territorio senza averne preventivamente ascoltato le voci più schiette e consapevoli. Certo, chi cerca (?) di cambiare una struttura organizzativa ormai obsoleta si è assunto una non invidiabile responsabilità. Ma dovunque permangono esperienza e passione culturale occorrerebbe solo incoraggiarle e potenziarle.