Nelle collezioni permanenti del Museo Storico Archeologico di Nola, città nella quale l’imperatore Augusto morì, è possibile seguire un “itinerario augusteo”.
Le conseguenze della romanizzazione del territorio dell’antica Nola, dopo le deduzioni coloniali di età sillana e di età augustea, e la formazione di una nuova ideologia gentilizia sono illustrate da varie testimonianze dall’area urbana, dove furono realizzate opere e monumenti di grande rilievo. Anche le necropoli ebbero uno sviluppo monumentale, testimoniato da statue esposte, che ritraggono con realismo i proprietari dei sepolcri, posti lungo le strade che conducevano alla città, esaltandone la condizione sociale.
La fase relativa alla Colonia Felix Augusta Nola è illustrata dalla ricostruzione del prospetto di un edificio pubblico con fregio dorico, i cui rilievi originali sono reimpiegati nei basamenti di palazzo Covone e del campanile del Duomo, nell’attuale centro storico di Nola.
Nell’ambito dell’itinerario tematico un posto centrale occupano sei plinti in calcare decorati da rilievi, provenienti dall’anfiteatro, realizzato in tarda età repubblicana e ristrutturato in età augustea probabilmente ad opera di Marco Vipsanio Agrippa, amico e genero di Augusto.
Il percorso augusteo prosegue al primo piano del Museo, dove è riprodotto fotograficamente, un importante ciclo di rilievi della prima età imperiale, cd. Medinaceli, che si è ipotizzato provenissero da Nola, per gli stretti legami che unirono la città alla famiglia dell’imperatore.
Concludono l’itinerario due statue marmoree, il Dioniso con pantera e la Peplophoros, provenienti da un grandioso complesso monumentale, esplorato in anni recenti, che alcuni hanno identificato con la villa ove morì Augusto.